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venerdì 23 novembre 2012

L'EDITORIALE- Cavani colora d’azzurro l’Europa. L’emozione porta il nome di Napoli. L’Aik beffato al 93’.


75 anni la vittoria del Mondiale del Brasile di Pelè in questo stadio, ci pensa il Matador a chiudere la storia del Rasunda Stadion, prima che venga abbattuto domani,  con un rigore siglato nei minuti di recupero.

Azzurri in vantaggio con Dzemaili. Danielsson trova la parabola perfetta. Aronica non c’è più: espulso. Alla fine ci pensa sempre l’uruguagio. Partita avvolta da emozione e paura: dalle intimidazione al FUCK NAPOLI…

Pastello azzurro alla mano. L'arte è l'espressione delle emozioni. L'artista di chiama Cavani, il Giotto del gioco del pallone, il vanto che Italia e Napoli possono godere. La Svezia non è terra nuova per il Matador e per la flotta azzurra. L'Elfsborg due anni fa era la squadra da battere nei preliminari di Europa League. Oggi, 450 km più lontani da Boras, l'Aik ha rappresentato la tosta avversaria contro la quale vincere per potersi assicurare un posto ai sedicesimi di finale di Europa League. Una sfida avvolta in fibre di emozioni, intersecate l'una con l'altra per mezzo di storia, gioie e paura. Dal terrore che hanno cercato di incutere gli ultras svedesi negli ospiti napoletani all'emozione di calcare per l'ultima volta uno il Rasunda Stadion, dove nel lontano 1954 Pelè vi mise piede per vincere il Mondiale. L'avviso dei fedelissimi dell'Aik era stato chiaro: “Niente sciarpe e bandiere azzurre, a casa nostra comandiamo noi”. Un riscatto contro il trattamento subito all’andata, all’ombra del Vesuvio. L’odio porta odio ma gli animi infuocati della tifoseria non sono stati placati neanche dal freddo e rigido clima di Stoccolma. Aggrediti nel pre-partita i tifosi azzurri e questo tipo di istigazione alla violenza continuava con un murales dipinto in un sottopassaggio della capitale della Svezia: “FUCK NAPOLI” e Cavani con la testa mozzata e insanguinata. Roba che ha poco a che fare col calcio. Purtroppo agli svedesi non resta che raccogliere tempesta dopo aver seminato il vento.  Il destino gioca un brutto scherzo: la punizione arriva proprio dal Matador Cavani con quel rigore al 93' che ha fatto sobbalzare i cuori dei napoletani e l'orgoglio di una squadra troppo spesso messa sotto critica immeritata. A Mazzarri manca il sorriso. Ha poca voglia quest'anno di fare una smorfia di felicità. È stesso lui a dirlo. Ma i tifosi si lasciano più che altro incantare dalla magnificenza del fenomeno uruguaiano, capace di far reparto da solo e come un assolo suonare un perfetta melodia che rima con la parola emozione. Nasce da una sua invenzione il momentaneo gol del vantaggio firmato Dzemaili. Aronica permette a Danielsson di incornare il pallone che scavalca Rosati con una parabola imprendibile. Ma di questa notte, targata ormai nella storia, Cavani, insieme a Pelè, sarà l’uomo di cui gli svedesi ricorderanno ancora, non decapitato, ma con una magli azzurra addosso, l’adrenalina sul volto e l’energia che solo un guerriero del calcio e della vita come lui può sprigionare. L’emozione ha un nome ed è Napoli, e un cognome che fa Cavani.

TOP&FLOPRosati non garantisce quella sicurezza di cui De Sanctis tra i pali ne è l’incarnazione. Compie un paio di buoni interventi ma potrebbe fare di meglio. Imparabile la traiettoria del pallone innescata da Danielsson. Scavalcato e battuto. Voto 5.5. Gamberini (6) era stato preferito da Mazzarri a pochi istanti prima del match. Fa valere l’esperienza, soprattutto contro ragazzi svedesi di un target inferiore alle sue doti tecniche e tattiche. Aronica (4) è visibilmente sottotono. Mohamed Bangura lo punta spesso e lo salta sempre. Appare impreciso e indeciso. I fasti dello scorso anno son lontani e quell’espulsione rimediata come conseguenza di un atto di superficialità e sfortuna chiude una disastrosa partita. Lascia pure Danielsson libero di colpire di testa, nonostante fosse impossibile credere che quel pallone riuscisse veramente ad entrare. Britos (5.5) garantisce buon contenimento. La sua forza sono i palloni aerei ma non poche volte commette fallo saltando in modo scomposto. Ritorna titolare dopo un lungo infortunio e bisogna avere pazienza affinché ritrovi la perfetta forma fisica e il giusto inserimento tattico. Si concede a qualche leggerezza di troppo nel primo tempo. Mesto (5) è stato “vittima” di un gioco creato prevalentemente verso il centro. Poca la sua azione di spinta. Pochissimi i suoi cross. Dossena (5.5) cerca spesse volte di consolidare la zona difensiva anziché provare il contrattacco sull’out di sinistra. Behrami (6) inizia a rilento con qualche errore di troppo. Poi si pettina la cresta e comincia ad aggredire maggiormente e anche ad essere più efficace nei contrasti e nella gestione del pallone a centrocampo. Donadel è la pedina meno utile alla causa azzurra. Mai incisivo, privo di idee, orfano di creatività. Voto 4! Dzemaili (7) ha un senso di appartenenza a questa maglia che corre più del dovere, ci mette tanto sacrificio quanto la sua voglia di far bene. Sfrutta un’invenzione di Cavani per portare gli azzurri in vantaggio. Segna ancora agli svedesi, come all’andata. Vargas (6+). Stavolta ci ha creduto. Stavolta ha affilato denti e artigli e ha cacciato un po’ di personalità, rimasta per troppo tempo nascosta dietro un angolo. Ha dato una mano quando serviva. Ha gestito bene il pallone. È andato vicinissimo al gol. Un po’ sfortunato, ma se mostrasse ancor di più questo atteggiamento potrebbe crearsi un piccolo spazio nel cuore dei tifosi, di Mazzarri e di Bigon, convincendolo magari a non cederlo a gennaio. Cavani. Nota più bella, che suona meglio. Mai cacofonica e mai fuori luogo. Dolce e al contempo accattivante. È l’esempio del grande giocatore che non muore mai. Prima crea quel che sarà l’1-0 siglato da Dzemaili e poi chiude la partita, il discorso qualificazione e le porte del Rasunda Stadion al 93’. Voto 8 ma basta ruotare di 90° il numero e si ottiene il suo valore.+

Fabio Corsaro
http://informareonline.com/?p=35633

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