Il cuore che pulsa. La maglia come seconda pelle. Il viso rigato da lacrime piene di emozioni. Gioia, rabbia, esultanza, dolore. E' un mix di sensazioni che fanno rima con la passione per una squadra, capace di occupare una parte fondamentale nella vita dei suoi tifosi, rappresentante un mezzo di evasione emotiva per gente che ha sempre voglia di sognare. Il Napoli non è una squadra di calcio, ma lo stato d'animo di una città
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martedì 27 novembre 2012
Cavani: "Sono venuto a Napoli per entrare nel cuore della gente. Lo scudetto non è utopia. Il mio idolo? Adoro Batistuta ma l'attaccante più forte della storia è Gesù"
"Nella vita si può essere miti come colombe, ma in campo sono un'aquila". Il Matador si racconta e confessa: "Veline, Ferrari e Playstation? Ne faccio a meno. Idoli? Adoro Batistuta". Anche se poi rivela che c'è stato un altro meglio di lui...
Cavani è megl'e Maradona? Tranquilli, il paragone non regge, e il primo a saperlo è proprio lui, "Matador" in campo, umilissimo svestiti i panni del calciatore:
"Non sono arrivato a Napoli per fare di più di Maradona. Sono arrivato qui per entrare nel cuore della gente e lasciare un segno nella storia della mia società. Lo scudetto comunque non è un sogno così lontano. Le squadre che vengono prima di noi sono raggiungibilissime. Diciamo che io e la mia squadra siamo sul pezzo".
Aquile e colombe - Per Cavani, il momento è d'oro: si gode il secondo posto con il Napoli e la sua bella famiglia (lui e la moglie Sole hanno un figlio, Bautista, e sono in attesa del loro secondogenito, che chiameranno Lucas):
"Per me è un periodo eccezionale e di questo devo ringraziare in primo luogo la mia famiglia. E' qui che trovo tutta la forza di cui ho bisogno: nella dolcezza di mia moglie, nell'allegria di mio figlio. E in Gesù, il mio idolo".
A proposito della sua fede, Cavani aggiunge:
"La nostra vita deve essere indirizzata a Dio. Lui ci riempie di talenti e noi dobbiamo impegnarci per metterli in mostra, per noi e per rendere testimonianza della sua grandezza. Quando sono sul campo voglio vincere a tutti i costi, fatico a digerire le sconfitte: nella vita si può essere miti come colombe, ma in campo noi calciatori dobbiamo essere aquile. Io studio per questo".
Niente veline - El Matador parla poi della sua lontananza dai cliché dei calciatori:
"Mai corteggiato una dello spettacolo. Non le conosco. Sono stato da Maria De Filippi solo perché mia moglie è una sua fan, ma, a differenza di tanti miei colleghi, non so distinguere una velina da una conduttrice". "La Ferrari? Posso farne tranquillamente a meno"; "La PlayStation? Non mi entusiasma, preferisco passare il tempo libero nella natura: quando mi ritirerò tornerò in Uruguay e farò un lavoro a contatto con gli animali".
Infine, sul suo calciatore preferito dice:
"Quello che amo di più in assoluto è Batistuta. Ma è Gesù l'attaccante più forte nella storia di tutti i tempi".
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