Il cuore che pulsa. La maglia come seconda pelle. Il viso rigato da lacrime piene di emozioni. Gioia, rabbia, esultanza, dolore. E' un mix di sensazioni che fanno rima con la passione per una squadra, capace di occupare una parte fondamentale nella vita dei suoi tifosi, rappresentante un mezzo di evasione emotiva per gente che ha sempre voglia di sognare. Il Napoli non è una squadra di calcio, ma lo stato d'animo di una città
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mercoledì 31 ottobre 2012
Retroscena: Cavani si allena, mitraglia i portieri e poi si ferma
I muscoli son fili elettrici: e quella scarica improvvisa, un pizzicotto lieve e però preoccupante, ha acceso la spia. «Dottore, un dolorino». Mica siete su scherzi a parte: perché il Cavani che corre, che calcia, che sorride, ad un certo punto s'inquieta e avverte il buio dentro, una tremarella che l'induce a riflettere, ad alzare la mano e poi ad arrendersi. Fuori i secondi, ma fuori pure il matador, che dopo il Chievo salta pure l'Atalanta e spera di potersi preparare per il Torino, ore quindici, clima più mite e qualche altro giorno a disposizione per lasciarsi alle spalle qualsiasi inibizione.
DA SI' A NO - La vigilia più breve è un coro unanime, una voce che induce all'ottimismo, un'espressione fiera e una voglia disperata di calcio: Cavani sta bene - almeno così sembra - e quando si mette a mitragliare quei “poverini” dei portieri, sta ancora meglio. Però è un'illusione, perché il nemico, l'affaticamento muscolare, è nascosto tra i granelli di sabbia della clessidra che separa dall'Atalanta: niente da fare, un movimento naturale diviene un allarme o forse un pericolo troppo grosso da correre, stasera, nel freddo, con il rischio della pioggia e il terrore di andare incontro ad uno stop prolungato.
E così il Cavani che si riprende il Napoli diviene il Cavani che riperde il Napoli e lo lascia a Pandev-Insigne-Hamsik, l'altra terna di tenori che con il Chievo ha provveduto a sistemare la pratica che ha consentito di starsene alle spalle di Madame.
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