Il cuore che pulsa. La maglia come seconda pelle. Il viso rigato da lacrime piene di emozioni. Gioia, rabbia, esultanza, dolore. E' un mix di sensazioni che fanno rima con la passione per una squadra, capace di occupare una parte fondamentale nella vita dei suoi tifosi, rappresentante un mezzo di evasione emotiva per gente che ha sempre voglia di sognare. Il Napoli non è una squadra di calcio, ma lo stato d'animo di una città
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lunedì 29 ottobre 2012
Indecenza Juve: Pepe blocca fisicamente il guardalinee e i bianconeri cerano di difendersi dall'attacco di Pulvirenti
Ecco un passaggio, tratto dall'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, sui fatti di Catania: "Il Catania ha chiuso la gara in 10 per l’espulsione a metà ripresa di Marchese (giusta), e precedentemente per le ironiche proteste sul gol annullato era stato allontanato dalla panchina il presidente Pulvirenti, poi protagonista in sala stampa di uno show mediatico incentrato sulla strana e lunga modalità dell’episodio chiave. E su questo punto è davvero difficile dargli torto: solo in Italia si assiste a scene del genere, con i panchinari (Pepe il leader) che vanno a bloccare «fisicamente» la corsa del guardalinee mentre, insieme con l’arbitro, sta dirigendosi a centrocampo. Limiti e meriti A quella insistita e infondata protesta juventina è seguito un lungo colloquio a distanza fra Maggiani e l’arbitro d’area Rizzoli, proprio colui che nello stesso ruolo aveva concesso a Tokyo il rigore che aveva fatto imbufalire il Napoli ma che qui risulta si sia limitato a rispondere alle domande del guardalinee (fonti locali sostengono invece che in realtà è stato Rizzoli via auricolare e non Pepe a indurre Maggiani a tornare sui suoi passi). Come sempre, in questi casi, il Catania legittimamente sostiene che se fosse andato sull’1-0 avrebbe potuto vincere e la Juve altrettanto legittimamente fa notare come Buffon non abbia dovuto compiere una sola parata mentre gli avanti bianconeri hanno sprecato almeno cinque occasioni".
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