Il cuore che pulsa. La maglia come seconda pelle. Il viso rigato da lacrime piene di emozioni. Gioia, rabbia, esultanza, dolore. E' un mix di sensazioni che fanno rima con la passione per una squadra, capace di occupare una parte fondamentale nella vita dei suoi tifosi, rappresentante un mezzo di evasione emotiva per gente che ha sempre voglia di sognare. Il Napoli non è una squadra di calcio, ma lo stato d'animo di una città
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AzzurroNapoli 1926
lunedì 29 ottobre 2012
L'EDITORIALE: L’urlo di Marek e la vetta da scalare. Napoli batte Chievo 1 a 0.
Il Napoli rialza la testa dopo la sconfitta con la Juventus. Atalanta e Torino: 2 partite in 5 giorni per cercare il bottino pieno.
Decide una diagonale di sinistro di Hamsik, imparabile per Sorrentino. Tanta sofferenza agli sgoccioli ma la vittoria è meritata
Passo dopo passo. Uno alla volta per arrivare lontano. Punti che valgono linfa vitale e iniezione di fiducia per gli Azzurri. La vetta rimane lontana tre punti ma se la Juventus ha vinto a Catania con le solite ombre e polemiche che avvolgono la direzione di gara degli arbitri, il Napoli conquista la vittoria in una gara dominata, dove la meritocrazia tattica e tecnica ha trionfato. Il Chievo è apparso con un ideale di gioco fin troppo “barcelloniano”: passaggi di prima, fraseggio veloce, ripartenze fulminee; purtroppo per Corini, gli Azzurri hanno saputo gestire e contenere l’avversario e infilarlo tra le linee con movimenti d’inserimento studiati per bene, per mezzo dei quali il Napoli è riuscito, con la letale diagonale di Hamsik, a siglare l’unico gol della partita e a chiudere in cassaforte tre punti dal peso d’oro. La voglia di vincere scorre nello spogliatoio “Locali” del San Paolo. E non c’è tempo per riposarsi e ricaricare a pieno le pile. Il turno infrasettimanale, nella notte delle streghe e degli orrori, ad Halloween, l’Atalanta è pregata di chiedere solo dolcetti e non fare scherzetti. Partita sofferta negli ultimi squarci di gara, tanto che Mazzarri, per un calo pressorio, ha preferito delegare il DS Bigon a manifestare l’orgoglio ai giornalisti circa i ragazzi che compongono la rosa del Napoli: “Siamo orgogliosi di questi ragazzi. E’ difficile creare più occasioni di queste in una gara di Serie A. Il Napoli ha dimostrato che vuole stare lì in alto e giocarsela con tutte fino alla fine”. Rimboccarsi le maniche e ricominciare a scalare la montagna, pensando solo a se stessi, partita dopo partita è l’unica cosa da fare per rimanere nella classe nobile della Serie A. Successo importante per classifica, morale e per scacciar via ogni critica. Il 31 sera subito l’opportunità di confermare quanto buone siano le intenzioni del Napoli e quanta fatica dovrà fare la Juve per non perdere il primo posto. “Già sappiamo che a Bergamo ci aspetta una battaglia, quindi sin da domani torneremo al lavoro. Stasera era fondamentali i tre punti ma ciò che mi è piaciuto è stato l’atteggiamento della squadra che ha mostrato carattere e forza. Stiamo acquisendo sempre maggiore consapevolezza”- continua Bigon, esaltando le potenzialità del Napoli. Il gol di Hamsik è una perla che dà valore alla serata, mutandosi in fiore all’occhiello del bel calcio espresso: finta di Zuniga e, con un no-look, palla che taglia la difesa veronese. Lo slovacco, effettuando una finta di corpo, lascia sul posto Anndreolli, e con una diagonale di sinistro che si insacca nell’angolo opposto, decide un match intenso con tante occasioni per gli Azzuri, però non sfruttate. Ma tutto è bene quel che finisce bene…
TOP&FLOP- De Sanctis assiste e si becca un 6. Campagnaro (6.5) è quello vero, non il difensore visto a Torino. Cannavaro (6.5) è una roccia e insieme a lui c’è un Gamberini (6.5 )insuperabile. Difesa attenta, lucida, sicura e non presenta lacune: il reparto dove filtra maggior fiducia. Un plauso alla Svizzera che ha “sfornato” dalle proprie cittadine giocatori come Inler e Behrami, oggi in stato di magnificenza tecnica e psicologica, elevata concentrazione e alto tasso di quantità e qualità Valon (7.5) è un leone e non concede spazio alcuno: l’incarnazione di carattere e personalità. Gokhan (7.5) è il geometra del centrocampo ma il suo fisico gli permette di avere un’arma in più. Maggio (6) è una setta sulla fascia destra anche se pochi sono i suoi cross pericolosi. Metti fuori un pallone clamoroso a pochi passi dalla porta, colpendo il pallone con la parte alta della testa, non permettendogli di inquadrare lo specchio della porta; Zuniga (6) è il solito destriero e giocoliere dell’out di sinistra. Innesca lui il passaggio decisivo che ha portato al gol della vittoria. Hamsik (7.5) è quel genio silenzioso che crea che sembra giocare senza fare troppo rumore. È suo il gol decisivo. È suo l’urlo che ha scosso il San Paolo. È da parte sua il segnale inviato a Torino, mantenendo gli juventini sul “chi va là”, inducendoli ad inciampare e perdere il passo dell’imbattibilità e della continuità dei risultati. Cavani, affaticato, è andato in tribuna. Al suo posto Insigne (6) ha mostrato di avere grandi numeri, di essere un grande talento e di poter diventare un grande campione. Ha 21 anni e deve precisare alcuni aspetti del suo essere troppo frenetico nel cercare il tiro, la porta e quindi la gloria personale. Disputa però un discreto match, andando anche vicino al secondo gol in maglia azzurra. Pandev (6) si trasforma nell’arco dell’intervallo. Sembra voler fare e emettersi in mostra nel primo tempo, ma risulta un fantasma nella ripresa. Ha da livellare la discontinuità in profitto delle sue prestazioni.
Fabio Corsaro
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