Dopo due minuti di
gioco viene espulso Alvarez e si mette in salita per i catanesi; ma Maran
impone un solido catenaccio.
Spompo il centrocampo azzurro. Scarico l’attacco. E De
Sanctis salva la partita nel finale dalla beffa.
Dieci anni di un tabù che non vuole disintossicarsi da
questo Napoli. Maledetta Catania! Terra fratella che risulta da tempo ostile e
difficile da saccheggiare. Dopo l’espulsione di Alvarez al secondo minuto di
gioco, poteva essere fatto il minimo per
trionfare al Massimino. Invece per bravura siciliana e mancanza di inventiva
napoletana le squadre si dividono i punti, uno ciascuno, frutti di un match
senza reti ma con tante emozioni. Supremazia territoriale indiscutibile pro-Napoli
e metà campo avversaria dominata con tanto possesso palla ma senza aver creato
significanti occasioni da gol. Cavani prova a coronare con una rete la sua
centesima presenza in maglia azzurra,
purtroppo invano. Un moggio Pandev tenta la gloria personale con tiri dalla
lunga distanza prima di scomparire nella sua gara ad inerzia. Gli uomini di
Mazzarri risultano mediocremente valutabili: vuoi che sia il catenaccio imposto
da Maran nel momento di difficoltà, vuoi che l’impotenza di penetrazione
azzurra sia stata determinante, causa un centrocampo spompo di creatività e un’insufficienza
nell’essere cinici. Azzarda Mazzarri con
la pazza e inconsueta idea di lanciare in campo quattro punte: Insigne e Vargas
accanto ai titolari Cavani e Pandev. Ogni tentativo è vano e l’all in tattico
trova i suoi rischi nelle ripartenze e nei contropiedi catanesi; occasioni da
gol morte prima contro un palo di Gomez e infine per mezzo di una parata
decisiva di De Sanctis. Non esistono caselli e dogane per la Juventus che ora è
prima a punteggio pieno da sola in cima alla classifica. A sfruttare la scia e
a mettere pressione c’è il Napoli e poi la Lazio, con un punto in meno rispetto
agli Azzurri. Mercoledì turno infrasettimanale, notte da leoni. Titanica sfida
che vale morale, orgoglio e soprattutto classifica: la Lazio scende a Napoli,
sperando di non trovare l’inferno. La guerra è aperta, chi la spunterà? Lo
scopriremo solo vivendo.
Top&Flop- La
scuderia esegue il suo lavoro con efficienza. Il rapporto è buono, a partire da
De Sanctis (voto 7) che si rende protagonista del match con due atti che aprono
e chiudono la partita. È suo il rilancio che innesca l’espulsione di Alvarez
dopo due minuti di gioco ed è superlativo sulla forte diagonale di BARRIENTOS
in chiusura. Campagnaro (7) è una roccia invalicabile, una montagna che non si
può scalare, domatore e dominatore della sua fetta di campo e non solo. Governa
come il Capitano Cannavaro (7) bello (e le donne lo sanno) da vedere quando
tenta e trova l’anticipo e ha una creatività da attaccante che spesso importa
in difesa. Il suo piede impenna buoni palloni verso il centro quando si ritrova
improvvisamente a crossare sulla fascia. Poi si teletrasporta, ritornando a
proteggere la sua zona di difesa. L’unico incerto nei movimenti e nel controllo
del Pallone è il siciliano Aronica (5) che stecca in terra conosciuta.
Centrocampo scarico, dalla testa fino alle gambe. Inler, Hamsik e Dzemaili
mediocri, mediocri, mediocri! Non danno il via a nessun’azione, né lo spunto
per un’insidia. Giornata no per la mediana di centrocampo. Le fasce invece
godono della spinta di Zuniga (6) che cerca sempre di creare scompiglio tra i
suoi clienti di fascia e Maggio (5) che viene praticamente schiacciato da un
aggressivo (fin troppo) e deciso Marchese. Cavani (5.5) è l’unico che ci prova
ma la palla non vuole saperne di entrare. Pandev (5) stanco finisce a inerzia i
novanta minuti. L’ingresso di Insigne e Vargas non garantisce cambiamenti in
argomento di risultato.
Fabio Corsaro
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