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lunedì 24 settembre 2012

Maledetta Catania: terra fratella, difficile da saccheggiare. Napoli sciupone


Dopo due minuti di gioco viene espulso Alvarez e si mette in salita per i catanesi; ma Maran impone un solido catenaccio.

Spompo il centrocampo azzurro. Scarico l’attacco. E De Sanctis salva la partita nel finale dalla beffa.

Dieci anni di un tabù che non vuole disintossicarsi da questo Napoli. Maledetta Catania! Terra fratella che risulta da tempo ostile e difficile da saccheggiare. Dopo l’espulsione di Alvarez al secondo minuto di gioco,  poteva essere fatto il minimo per trionfare al Massimino. Invece per bravura siciliana e mancanza di inventiva napoletana le squadre si dividono i punti, uno ciascuno, frutti di un match senza reti ma con tante emozioni. Supremazia territoriale indiscutibile pro-Napoli e metà campo avversaria dominata con tanto possesso palla ma senza aver creato significanti occasioni da gol. Cavani prova a coronare con una rete la sua centesima  presenza in maglia azzurra, purtroppo invano. Un moggio Pandev tenta la gloria personale con tiri dalla lunga distanza prima di scomparire nella sua gara ad inerzia. Gli uomini di Mazzarri risultano mediocremente valutabili: vuoi che sia il catenaccio imposto da Maran nel momento di difficoltà, vuoi che l’impotenza di penetrazione azzurra sia stata determinante, causa un centrocampo spompo di creatività e un’insufficienza nell’essere cinici.  Azzarda Mazzarri con la pazza e inconsueta idea di lanciare in campo quattro punte: Insigne e Vargas accanto ai titolari Cavani e Pandev. Ogni tentativo è vano e l’all in tattico trova i suoi rischi nelle ripartenze e nei contropiedi catanesi; occasioni da gol morte prima contro un palo di Gomez e infine per mezzo di una parata decisiva di De Sanctis. Non esistono caselli e dogane per la Juventus che ora è prima a punteggio pieno da sola in cima alla classifica. A sfruttare la scia e a mettere pressione c’è il Napoli e poi la Lazio, con un punto in meno rispetto agli Azzurri. Mercoledì turno infrasettimanale, notte da leoni. Titanica sfida che vale morale, orgoglio e soprattutto classifica: la Lazio scende a Napoli, sperando di non trovare l’inferno. La guerra è aperta, chi la spunterà? Lo scopriremo solo vivendo.
Top&Flop- La scuderia esegue il suo lavoro con efficienza. Il rapporto è buono, a partire da De Sanctis (voto 7) che si rende protagonista del match con due atti che aprono e chiudono la partita. È suo il rilancio che innesca l’espulsione di Alvarez dopo due minuti di gioco ed è superlativo sulla forte diagonale di BARRIENTOS in chiusura. Campagnaro (7) è una roccia invalicabile, una montagna che non si può scalare, domatore e dominatore della sua fetta di campo e non solo. Governa come il Capitano Cannavaro (7) bello (e le donne lo sanno) da vedere quando tenta e trova l’anticipo e ha una creatività da attaccante che spesso importa in difesa. Il suo piede impenna buoni palloni verso il centro quando si ritrova improvvisamente a crossare sulla fascia. Poi si teletrasporta, ritornando a proteggere la sua zona di difesa. L’unico incerto nei movimenti e nel controllo del Pallone è il siciliano Aronica (5) che stecca in terra conosciuta. Centrocampo scarico, dalla testa fino alle gambe. Inler, Hamsik e Dzemaili mediocri, mediocri, mediocri! Non danno il via a nessun’azione, né lo spunto per un’insidia. Giornata no per la mediana di centrocampo. Le fasce invece godono della spinta di Zuniga (6) che cerca sempre di creare scompiglio tra i suoi clienti di fascia e Maggio (5) che viene praticamente schiacciato da un aggressivo (fin troppo) e deciso Marchese. Cavani (5.5) è l’unico che ci prova ma la palla non vuole saperne di entrare. Pandev (5) stanco finisce a inerzia i novanta minuti. L’ingresso di Insigne e Vargas non garantisce cambiamenti in argomento di risultato.
Fabio Corsaro

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