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sabato 19 gennaio 2013

Fabio Cannavaro: "Paolino, ma che ce ne fotte! Mio fratello è un uomo serio, orgoglioso di essere il capitano del Napoli: fortuna che quest'incubo è finito. Gli ho inoltre sempre detto di lavorare con la stessa intensità di sempre. La panchina? Comincia a piacermi..."

Fabio Cannavaro, ex difensore di Napoli, Real Madrid e Campione del Mondo con la Nazionale del 2006,  ha rilasciato un'intervista sulle pagine de Il Mattino. Ecco quanto evidenziato: «Una persona onesta, è davvero assurdo che un calciatore rischi di restare fermo sei mesi per una chiacchiera».

Ma che voleva dire con quel messaggio su Twitter?
«Paolino, ma che ce ne fotte. È la battuta che un comico di “Made in Sud” faceva su mio fratello, gliel’ho ripetuta appena ho saputo dell’assoluzione. Ho preferito telefonargli il giorno dopo: era contento, più che mai motivato».

I Cannavaro hanno vissuto giorni difficili.
«Ci siamo incontrati a Napoli per le festività natalizie, ma tra di noi parliamo poco di calcio. Certo, l’aria era pesante. È stato difficile sopportare questo mese per un uomo serio, orgoglioso di essere il capitano della squadra della sua città, uno che non ha mai giocato una schedina. Per fortuna, è finita».

Suo fratello e Grava erano stati condannati a sei mesi per una chiacchiera nello spogliatoio di Castelvolturno.
«Si potrebbe scrivere un libro sulle cavolate che si dicono e si sentono in uno spogliatoio. Piuttosto, si dovrebbe fare altro per limitare questo fenomeno, anzi per tentare di eliminarlo».

Prego, Cannavaro.
«Vista da un ex calciatore che ha deciso di restare in questo mondo, servono misure drastiche. Chi commette illeciti, provati dagli inquirenti, deve essere radiato e non va ammesso il patteggiamento. Hai manovrato una partita? Fuori dal calcio per sempre».

Conte, l’allenatore della Juve, ha detto ai suoi colleghi: rischiamo tutti una squalifica, basta stare antipatico ad un calciatore.
«Non entro nell’episodio specifico, però è vero che esiste questo pericolo: litighi con un calciatore e lui ti coinvolge in una vicenda che non esiste».

Ha mai vissuto una situazione simile?
«Per le scommesse, no. Ma quando ero al Parma, per un video scherzoso girato in ritiro, sono stato accusato di doping, proprio io che ho sempre creduto nei valori dello sport e l’ho dimostrato nella mia carriera».

Cosa ha detto per un mese a Paolo?
«Di allenarsi con la giusta intensità e lui, da grande professionista, ha continuato a farlo. Non so se giocherà contro la Fiorentina, dipenderà da Mazzarri: la sua carica sicuramente è fortissima, è uscito a testa alta da questa vicenda e ha potuto avvertire quanto è forte l’affetto dei napoletani nei suoi confronti».

Ingiusta era stata anche la penalizzazione a campionato in corso.
«Assolutamente sì: prima o dopo il campionato si deve eventualmente colpire una squadra, non durante, perché viene tutto falsato».

Napoli al secondo posto, 42 punti come la Lazio, a tre lunghezze dalla Juve: che succede?
«Succede che il Napoli è una rivale autorevole per lo scudetto della Juve, una squadra top che adesso sta accusando problemi di formazione per gli infortuni di alcuni importanti calciatori. Il Napoli aveva ottime chance anche con il -2 in classifica, figurarsi adesso. Ci sono 18 partite e la squadra deve crederci fino in fondo: Paolo e i suoi compagni non si risparmieranno in questi mesi, il sogno può diventare realtà. Servono grandi motivazioni per vincere e il Napoli senz’altro le ha perché dopo tanti anni è in corsa e in un campionato livellato come quello italiano tutto può accadere. Sarà importante scacciare l’ultima ombra, però: il futuro di Mazzarri. Avere le idee chiare sui progetti dell’allenatore è darà ulteriore forza».

A giugno Fabio diventa allenatore, si candida per allenare Paolo?
«La panchina comincia a piacermi, prima prendo il patentino e poi decido cosa fare».

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