Il cuore che pulsa. La maglia come seconda pelle. Il viso rigato da lacrime piene di emozioni. Gioia, rabbia, esultanza, dolore. E' un mix di sensazioni che fanno rima con la passione per una squadra, capace di occupare una parte fondamentale nella vita dei suoi tifosi, rappresentante un mezzo di evasione emotiva per gente che ha sempre voglia di sognare. Il Napoli non è una squadra di calcio, ma lo stato d'animo di una città
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domenica 3 febbraio 2013
Uvini: "Era destino che io indossassi la maglia del Siena. Da Mazzarri ho imparato tanto, a Napoli mi sentivo come fossi in famiglia"
"Io il nuovo Marquinhos? Non lo so, non sta a me dirlo. Lui è più giovane, e ha potuto, grazie a Zeman, giocarsi le sue carte. E' giocando partita dopo partita che prendi fiducia e diventi più forte. Anche io posso dimostrare il mio valore se me ne verrà data la possibilità. Già in estate mi sarei dovuto trasferire qua, infatti ho sempre seguito il Siena. Era nel mio destino vestire questa maglia. Tramite il mio amico Neto, il portiere della Fiorentina, a sua volta amico di Felipe, mi sono sempre tenuto aggiornato su quello che succedeva. Le impressioni sono sempre state positive: non meritiamo questa classifica. Anche contro il Napoli, ero seduto in panchina, ho visto una squadra tosta che ha messo in difficoltà gli avversari fino all'ultimo minuto. Cosa non è andato là? Il club sta lottando per lo scudetto, la difesa è collaudata ed è normale che Mazzarri non potesse darmi spazio. Ma ho imparato tanto da lui, come dai compagni: mi hanno fatto sentire come in famiglia. Diciamo che questi mesi mi sono serviti per conoscere il calcio italiano e maturare. In difesa si parla portoghese? Il calcio ha una sola lingua...", queste le dichiarazioni di Bruno Uvini riportate dal sito SienaClubFedelissimi.it.
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